Descrizione
Portando in superficie un’impensabile relazione tra un’inquieta confessione di Italo Calvino e il cuore della filosofia di Georg Simmel, raffinata ed eclettica figura della cultura europea di fine ‘800 e inizio del Novecento, l’autore di questo breve ma denso saggio prova ad offrire una costellazione di pensiero in cui affiorano sia il legame ontologico che le faglie di frattura tra la vita e le forme – in altri termini: la relazione-dissidio tra l’esistenza e le Istituzioni. Nel serrato confronto tra discipline e pensatori contemporanei, il saggio mette in luce il lungo itinerario in cui le forme/Istituzioni hanno scandito e continuano a declinare il percorso anche accidentato di iscrizione vitale della soggettività, il ruolo della “prassi istituente” dell’umano: il fatto che la vita venga istituita. Compito da sempre espresso dalla centralità della “sfera politica”. Ed oggi, è ancora così? Il nostro tempo, non appare segnato da una vistosa crisi della potenza istituente?